“Late For The Sky” è il suo terzo disco, quello della definitiva maturazione di un musicista colto e sensibile. Coadiuvato da un gruppo eccelso (David Lindley alla chitarra, Doug Haywood al basso, Larry Zack alle percussioni e Jai Winding all’organo), Browne dà vita a un disco suonato e arrangiato in modo impeccabile, anche grazie al lavoro di Lindley, uno dei chitarristi più geniali della storia del rock, che con il suo strumento, quello che di solito nel rock è il più narciso, preferisce prodigarsi in ricami e intarsi sonori sopraffini piuttosto che lasciarsi prendere da manie di vuoto esibizionismo.
Con questo disco Jackson Browne si pone come cantore della quotidianità, della società e della collettività, i suoi dolori e le sue malinconie sono in fondo quelle di tutti gli uomini, accomunati dalle medesime gioie e miserie. “Late For The Sky” è un disco popolare nel senso più stretto del termine: è di tutti perché è sentito da tutti.