Il 19 marzo del 1971 esce “Aqualung”, il quarto album dei Jethro Tull … continua a leggere…

L’album colpì il pubblico grazie alla celebre copertina raffigurante un barbone, molto somigliante a Ian Anderson. L’immagine impressiona soprattutto per la crudezza dell’espressione e dello sguardo del volto di “Aqualung”, cui fa da contraltare un manifesto che reclamizza eleganti e dispendiose vacanze natalizie. Pare che il titolo dell’album derivi dal rantolo roco del barbone simile, secondo Anderson, al rumore di un respiratore subacqueo (l’Aqualung ne è un modello particolare). I testi della title track raccontano in maniera aspra la vita di Aqualung, fallimentare a scuola come nelle relazioni interpersonali. Unico suo interlocutore possibile resta Dio, al quale in punto di morte, in un ultimo rantolo rabbioso, dedica solo parole sprezzanti. I Jethro Tull, scegliendo un barbone come protagonista del loro album, volevano esprimere una critica alla società. Il senso di smarrimento che ne consegue porta l’uomo a perdere ogni certezza e ad odiare il mondo stesso: Aqualung impreca contro Dio e lo accusa delle proprie sofferenze.

Grande prova di maturità per la band, che con questo disco (e anche nel successivo, “Thick as a Brick”) dimostrarono di essere molto più di “menestrelli del prog”, come forse potevano apparire alla luce delle prove precedenti.

L’album contiene alcuni dei cavalli di battaglia del gruppo, a partire dalla title track, immancabile nelle esibizioni live dei Tull così come “Locomotive Breath” e “My God” il quale è senza dubbio uno dei brani più significativi e apprezzati della carriera della band. Inizialmente, l’album doveva chiamarsi proprio “My God”, ma il titolo venne cambiato perché sul mercato era apparsa un’incisione pirata omonima, che aveva una qualità audio talmente buona che avrebbe potuto facilmente essere scambiata per una pubblicazione ufficiale.

Il 19 Marzo del 1974 sul palco dell’Auditorium di Chicago debutta la nuova formazione di una delle band più importanti della scena psichedelica di San Francisco, nata dalle ceneri dei Jefferson Airplane.
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Jorma Kaukonen e Jack Casady hanno deciso di lasciare la band, ma Paul Kantner e Grace Slick, gli altri due personaggi chiave del gruppo, hanno deciso di restare. Con il vecchio amico David Freiberg sono determinati a continuare il volo dell’aeroplano, rendendolo addirittura interplanetario, col nuovo nome di JEFFERSON STARSHIP. Al loro fianco il fratello di Jorma, Peter Kaukonen, al basso, Johnny Barbata alla batteria, il formidabile Papa John Creach al violino e il giovane e virtuosissimo Craig Chaquico alla chitarra. L’astronave Jefferson quindi decolla proprio da quel palco, e di lì a poco pubblicherà “Dragonfly”, il suo più grande successo commerciale.

Il 19 marzo del 1975 esce “Dressed to Kill”, il terzo album dei Kiss. …continua a leggere…

Si tratta dell’unico album della band prodotto dal presidente dell’etichetta discografica Casablanca Records Neil Bogart e l’unico dove appaiono in copertina senza i loro “costumi di scena”. L’album, caratterizzato da sonorità meno distorte rispetto a quelle dei due album precedenti, contiene alcuni brani composti da Gene Simmons e Paul Stanley quando ancora facevano parte del gruppo dei Wicked Lester, (tra cui il brano “She” composto con il chitarrista del gruppo Stephen Coronel), ma soprattutto “Rock and Roll All Nite”, brano destinato a divenire, seppure qualche mese dopo l’uscita del singolo, la prima hit del gruppo.